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Tumore prostata

Atezolizumab prolunga la sopravvivenza globale nel carcinoma del polmone non-a piccole cellule precedentemente non-trattato


Atezolizumab ( Tecentriq ) ha esteso in modo significativo la sopravvivenza globale rispetto a Docetaxel nei pazienti sottoposti a trattamento di seconda o di terza linea per il cancro al polmone non-a-piccole cellule, in base ai risultati dell’analisi primaria dello studio di fase 3 OAK.

I pazienti hanno tratto beneficio dal trattamento con Atezolizumab indipendentemente dalla espressione di PD-L1 e dall’istologia della malattia.

Lo studio di fase 3 OAK è il primo studio che ha valutato un anticorpo PD-L1 nel tumore NSCLC, ed è anche il più grande studio di fase 3 di seconda linea che ha valutato gli inibitori del checkpoint immunitario in questa patologia.

L'analisi ha incluso i dati di 1.225 pazienti stratificati in base allo stato PD-L1, al numero di precedenti regimi chemioterapici ( 1 vs 2 ) e all’istologia.
Il 50% dei pazienti soddisfaceva i criteri di positività per PD-L1 con almeno l’1% di espressione di PD-L1 nelle cellule tumorali o nelle cellule immunitarie infiltranti il tumore.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale, in un rapporto 1: 1, a ricevere Atezolizumab al dosaggio di 1200 mg per via endovenosa ogni 3 settimane oppure 75 mg/m2 di Docetaxel per via endovenosa ogni 3 settimane.

Endpoint co-primari erano rappresentati dalla sopravvivenza globale nella popolazione intent-to-treat e nei pazienti con espressione di PD-L1.
Gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza libera da progressione, il tasso di risposta globale, la durata della risposta e la sicurezza.

I ricercatori hanno condotto l'analisi primaria di efficacia dei primi 850 pazienti arruolati ( età media, 64 anni; 61% uomini ).
Il 25% dei pazienti aveva ricevuto due precedenti linee di terapia; il 26% aveva istologia squamosa; il 67% erano ex-fumatori, e il 37% aveva un performance status pari a 0.

Nella popolazione intent-to-treat, la sopravvivenza mediana globale è stata pari a 13.8 mesi con Atezolizumab contro 9.6 mesi con Docetaxel ( hazard ratio, HR=0.73; IC 95%, 0.62-0.87 ), con un miglioramento clinicamente significativo di 4 mesi per i pazienti trattati con l'inibitore di PD-L1.

Atezolizumab ha migliorato la sopravvivenza globale indipendentemente dai livelli di espressione di PD-L1.
I pazienti con qualsiasi livello di espressione di PD-L1, o TC [ cellule tumorali ]1/2/3 o IC [ cellule immunitarie ] 1/2/3, hanno raggiunto una sopravvivenza mediana globale di 15.7 mesi con Atezolizumab contro 10.3 mesi con Docetaxel ( HR=0.74; IC 95%, 0.58-0.93 ).

Gli hazard ratio variavano da 0.75 ( IC 95%, 0.59-0.96 ) tra i pazienti con TC 0 e IC 0 [ nessuna espressione di PD-L1 ] a 0.41 ( IC 95%, 0.27-0.64 ) nei pazienti con TC 3 o IC 3 [ il più alto livello di espressione di PD-L1 ].

Atezolizumab ha anche conferito una più lunga sopravvivenza nei pazienti con istologia squamosa ( 8.9 mesi versus 7.7 mesi; HR = 0.73; IC 95%, 0.54-0.98 ) e con istologia non-squamosa ( 15.6 mesi vs 11.2 mesi; HR = 0.73; IC 95%, 0.6-0.89 ).

Il tasso di risposta obiettiva è stato del 13.6% con Atezolizumab e del 13.4% con Docetaxel.

La sopravvivenza mediana senza progressione è stata pari a 2.8 mesi con Atezolizumab e a 4 mesi con Docetaxel.

La durata mediana del trattamento è risultata maggiore con Atezolizumab ( 16.3 mesi vs 6.2 mesi ).

Un numero inferiore di pazienti trattati con Atezolizumab ha presentato eventi avversi correlati al trattamento di grado 3 o 4 ( 15% vs 43% ), eventi avversi correlati al trattamento di grado 5 ( 0% vs 0.2% ), o eventi avversi che hanno portato alla sospensione del trattamento ( 8% vs 19% ) o alla modifica della dose o a un ritardo di somministrazione ( 25% vs 36% ). ( Xagena2016 )

Fonte: European Society for Medical Oncology ( ESMO ) Congress, 2016

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